L'inferno silenzioso. I film “danteschi” nel cinema muto italiano

Autori

  • Stella Dagna Università di Torino

Parole chiave:

cinema muto, film, Benedetto Croce, cultura popolare, Maciste, Italia, Inferno, silent cinema, popular culture, Italy

Abstract

Nella cultura popolare italiana Dante ha sempre ricoperto un ruolo speciale, anche per la sua capacità di incarnare la "cultura alta" agli occhi del popolo meno erudito, cioè proprio del pubblico che, sprezzantemente, gli intellettuali di primo Novecento riconoscevano come destinatario naturale del cinematografo, la nuova forma di intrattenimento che si stava imponendo come fenomeno di vasta portata sociale. Il giovane cinema italiano, nato tardi ma assai agguerrito nel rivendicare una propria legittimità culturale, fin da subito trasse spunto a fini autopromozionali dai grandi classici della letteratura, del teatro e della pittura. Non poteva dunque rimanere indifferente di fronte al portato simbolico della Divina Commedia e del suo autore. L'esempio più ambizioso di "film dantesco" è il visionario Inferno (1911), uno dei primi lungometraggi italiani, con effetti speciali e ricostruzioni scenografiche mozzafiato. Qualcosa che fino ad allora sullo schermo non si era mai visto. La celebrazione grandiosa, tuttavia, non sarà l'unica chiave con cui il cinema muto nazionale guarderà a Dante: dallo sberleffo delle prime comiche (in cui la statua del sommo poeta prendeva a calci un suo emulo poco dotato), alla delicata biografia Dante e Beatrice (1913), fino alle pellicole di impronta nazionalista girate in occasione del seicentenario, il cinema muto italiano rielaborerà la materia con modi e temi diversi. A partire dall'analisi di questi titoli, pur nelle copie incomplete giunte fino a noi, si propone una riflessione sulle forme di adattamento cinematografico dantesco come espressione di modelli differenti di relazione tra masse e tradizione culturale classica in Italia.

In Italian popular culture Dante has always had a special role, also due to the fact that he represents "high culture" to a less educated audience: that audience whom intellectuals at the beginning of twentieth century recognised as the natural target of cinema, the new form of entertainment which was starting to be a phenomenon of an immense social importance. The newly-born Italian cinema – born late, but eager to claim its own cultural legitimisation – was immediately inspired by the great classics of literature, theatre, and art, for self-promotional purposes. It could not thus be indifferent to the symbolic value of Dante and his
Commedia. The most ambitious example of a "Dantean film" is the visionary Inferno (1911), one of the first Italian full-length films, with special effects and breathtaking scenic design. Something that until then had never been seen on screen. However, the grand celebration won't be the only way in which national silent cinema will address the subject: from the mockery of the early comedies (in which the statue of the great poet kicked a less talented imitator), to the delicate biographical film Dante e Beatrice (1913), and the nationalist-themed films made for the six-hundredth anniversary, Italian silent cinema would rework the subject matter with different methods and themes. Starting from the analysis of these films, although in the incomplete copies which have survived, in this essay I will reflect on the forms of "Dantean" film adaptation as expression of different models of relationship between the masses and classic cultural tradition in Italy.

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Pubblicato

07.12.2023

Fascicolo

Sezione

Figurazioni, Riscritture